La percentuale di donne Ceo in Italia è scesa nel 2021 al 3% (lo scorso anno erano il 4%) il che posiziona il nostro Paese in fondo alla classifica assieme a Germania (3%) e Svizzera (2%) e dietro a Spagna (4%) e Portogallo (6%), contro il 26% della Norvegia, il 18% della Repubblica Ceca e 14% della Polonia. È quanto emerge da uno studio europeo presentato questa mattina da Ewob, l’associazione European Women on Boards, di cui l’italiana Valore D è membro, che ogni anno analizza la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e nei vertici aziendali delle più grandi realtà europee.
L’Italia ha la più alta percentuale di donne nei Comitati dei Cda/Consigli di Sorveglianza (47%) anche a seguito di un impianto legislativo favorevole, rivela anche lo studio, ma è scesa in terza posizione per numero di donne a capo dei Cda (15%). Al di fuori dei consigli di amministrazione la leadership femminile è ancora lontana dall’essere bilanciata: la percentuale di donne nei livelli esecutivi, infatti, è solo del 17%, contro il 32% della Norvegia e il 24% della Gran Bretagna. Per quanto riguarda, infine, il cosiddetto indice di Gender Diversity, questo misura 0.62, leggermente superiore alla media europea , ma l’Italia cresce di poco rispetto al 2020 e mantiene invariata la sesta posizione posizionandosi nella parte alta della classifica davanti a Danimarca (0.61), Belgio e Olanda (entrambi con 0.58). Lo studio ha analizzato nel 2021, 668 società quotate di 19 paesi europei. “Anche se posizionati nella parte alta della classifica per Gdi, in Italia c’è ancora un tema di rappresentanza femminile – spiega Paola Mascaro, presidente di Valore D, associazione di aziende che oggi conta oltre 2 milioni di dipendenti e oltre 500 miliardi di euro di fatturato e partner dello studio -. Il dato del 3% di donne ai vertici delle aziende è preoccupante e dimostra che siamo molto lontani dalla parità e che c’è ancora tanto lavoro da fare per cambiare la cultura aziendale. Lo studio di Ewob parla chiaro: le aziende guidate da una Ceo hanno il doppio delle donne in posizione apicale rispetto alla media delle altre aziende. E’ quindi necessario accelerare, promuovere lo sviluppo della leadership inclusiva e creare una pipeline di talenti femminili”.