Stefano Cucchi fu aggredito con una violenza “ingiustificata e sproporzionata” il 15 ottobre del 2009 quando venne arrestato e picchiato a Roma, nella caserma dei carabinieri. A scriverlo i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con la quale il 7 maggio scorso sono stati condannati a 13 anni i due militari responsabili del pestaggio: Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.
“La vittima è colpita con reiterate azioni ingiustificate e sproporzionate – scrivono i giudici – rispetto al tentativo dell’arrestato di colpire il pubblico ufficiale con un gesto solo figurativo inserito in un contesto di insulti reciproci inizialmente intercorsi dal carabiniere Di Bernardo e l’arrestato, che, nel dato contesto esprime il semplice rifiuto di sottoporsi al fotosegnalamento”. Secondo la corte, “può ritenersi accertata la sproporzione tra l’alterco insorto tra Di Bernardo e Cucchi rispetto alla portata dell’aggressione da quest’ultimo patita alla quale partecipò D’Alessandro”.
“Le violente modalità con cui è stato consumato il pestaggio ai danni dell’arrestato – aggiungono i giudici – gracile nelle struttura fisica, esprimono nelle modalità dell’azione che ha trasnodato la semplice intenzione di reagire alla mera resistenza opposta dell’arrestato alla esecuzione del fotosegnalamento”.