Nel 2020, boom dell’import di tamponi rapidi, molecolari e self test salivari o nasali dall’Asia, in testa Cina e Corea del sud. Il comparto della diagnostica in vitro ha infatti registrato un aumento delle importazioni solo dall’Asia del +476% nel 2020, ma lo stesso trend si prevede anche per il 2021. È il quadro descritto all’ANSA da Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria dispositivi medici, che sottolinea come la mancata produzione nazionale rappresenti una “occasione persa” per il nostro Paese. “I dati elaborati dal Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici – spiega Boggetti – rivelano due criticità presenti nel nostro Paese: la mancanza di una adeguata produzione interna che ci ha spinto a comprare molti beni indispensabili all’estero e la ricerca di prodotti a basso costo che privilegiano il prezzo rispetto alla qualità”. In Europa, sottolinea, “se ne sono accorti e si moltiplicano gli investimenti a rafforzare il tessuto produttivo del comparto nei paesi membri. Finora abbiamo assistito a molte occasioni perse: laddove paesi europei gettavano le basi per costruire un mercato interno forte e autosufficiente, l’Italia mancava di visione non investendo sulla creazione di un tessuto produttivo solido e diversificato”. Inoltre, rileva, “abbiamo fatto poco o nulla per portare in Italia aziende che hanno all’estero know-how e produzione alla ricerca di condizioni più vantaggiose”. Emblematica, fa notare Boggetti, “è stata ad esempio quella che definirei la ‘beffa delle mascherine’: abbiamo lavorato in accordo con i ministeri ai tempi del lockdown, quando mancava tutto, per aiutare le aziende a riconvertirsi per produrre le mascherine. Queste aziende hanno investito soldi e tanto altro ma dopo sei mesi ci hanno chiamato dicendo che assicurate le prime forniture richieste in emergenza l’Italia era tornata a comprare nei Paesi asiatici. Molti quindi hanno rinunciato alla produzione. Ciò conferma che l’Italia nel settore salute continua a comprare all’estero, a massificare la domanda e non aiuta le imprese ad insediarsi in Italia garantendo una capacità produttiva che poi ha ricadute occupazionali e di tasse importanti”. Per il futuro, il Piano nazionale di ripresa e resilienza “è un’occasione che dovrebbe portare incentivi alla produzione, ma il punto è che l’Italia non ha ancora fatto niente mentre molti altri Paesi si sono già mossi, perchè l’autosufficienza produttiva è fondamentale”. E allora, conclude Boggetti, “il cambio di passo anche in Italia non è solo auspicabile, ma necessario e non rinviabile”.